FAQ
Il mondo della responsabilità penale degli enti è variegato e complesso. Leggi le domande che più di frequente riceviamo dai nostri Clienti.
Quanto costa la redazione di un modello 231?
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Quali costi e tempi devo preventivare per implementare un modello 231?
Il modello, abbiamo imparato, deve essere disegnato su misura e di conseguenza anche i tempi e i costi saranno variabili e seguiranno molteplici variabili da considerare insieme.
Ho tempi di implementazione piuttosto stretti, riuscite a soddisfare le mie esigenza?
Siamo intervenuti in più occasioni in situazioni delicate o in attività di redazione di modelli rimediali (come riparazione delle conseguenze di un reato). Non abbiamo mai deluso le aspettative, anzi..
Potete offrirmi un serivzio “chiavi in mano”?
Certamente, possiamo offrire attività di implementazione del modello, di formazione del personale e in caso di sintonia con i nostri professionisti anche di assunzione dell’incarico di organismo di vigilanza.
Il modello ogni quanto tempo dovrà essere aggiornato?
Non esistono scadenze fisse. L’aggiornamento è subordinato alla presenza di modifiche organizzative, integrazioni legislative, fatti di rilevanza 231. Non ha una data di scadenza prefissata.
La mia società possiede già diverse certificazioni ISO (45001, 14001, 27001, etc) posso considerarmi immune dai rischi 231?
Purtroppo no. La giurisprudenza ha già affrontato questo quesito fornendo una dettagliata risposta negativa: si tratta di “sistemi” che rispondono ad esigenze e finalità differenti.
Posso erogare la medesima formazione 231 a tutti i miei dipendenti?
Occorre fare attenzione a formare i dipendenti in base alle attività, e quindi ai rischi, che gli stessi corrono. Una formazione “a tappeto” senza distinzioni potrebbe rivelarsi dannosa oltrechè inutile.
Cosa deve prevedere il modello 231?
Il modello dovrà:
- individuare le attività nel cui ambito possono essere commessi reati;
- prevedere specifici protocolli diretti a programmare la formazione e l’attuazione delle decisioni dell’ente in relazione ai reati da prevenire;
- individuare modalità di gestione delle risorse finanziarie idonee ad impedire la commissione dei reati;
- prevedere obblighi di informazione nei confronti dell’organismo deputato a vigilare sul funzionamento e l’osservanza dei modelli
- introdurre un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel modello.
Quali sono i maggiori reati contestati alle società?
L’esperienza processuale inizia a delineare un quadro più o meno lineare: i rischi maggiori si corrono in materie di salute e sicurezza sul lavoro, nei rapporti con la pubblica amministrazione, reati tributari e attinenti al rispetto dell’ambiente.
Gli enti no profit devono dotarsi di un modello 231?
La delibera n. 32/2016 dell’Autorità Nazionale AntiCorruzione prevede che “gli Enti No-Profit devono dotarsi di un modello di organizzazione di cui al d.lgs. 231/2001 e procedere alla nomina di un organismo deputato alla vigilanza sul funzionamento e sull’osservanza del modello e all’aggiornamento dello stesso. Le stazioni appaltanti devono verificare l’osservanza, da parte degli organismi no-profit, delle disposizioni di cui al d.lgs. 231/2001”. Medesimo indirizzo fornito anche dalla legge n. 106/2016 e dai successivi interventi legislativi.
Accreditamento enti di formazione subordinato all’adozione del modello 231?
Diversi enti territoriali (es. Lombardia, Veneto, etc.) prevedono l’obbligo per gli enti di formazione che intendono presentare istanza di accreditamento di adottare e implementare un modello di organizzazione, gestione e controllo ai sensi del D.Lgs. n. 231/2001.
Accreditamento enti sanitari subordinato all’adozione del modello 231?
Diversi enti territoriali (es. Lombardia, Lazio, etc.) prevedono l’obbligo per gli enti del settore sanitario che intendono presentare istanza di accreditamento di adottare e implementare un modello di organizzazione, gestione e controllo ai sensi del D.Lgs. n. 231/2001